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pagina 25 Vita Ciociara
neva in maniera assai fondata che staccò dal monte Toc e impiegò rigo Biadene (uno degli ideatori
la gigantesca diga poggiasse su di all’incirca 20 secondi, partendo da del progetto) a 5 anni di reclusione
un equilibrio pericolosamente in- 700 metri di altezza, per inabis- e Francesco Sensidoni (funziona-
stabile. Dubbi però che vennero sarsi nell’invaso provocando l’im- rio del Ministero dei Lavori pub-
fugati da uno studio dell'università mane disastro. E’ stato stimato blici, sezione dighe, nonché
di Padova: anche nel caso di una che l’onda d’urto dovuta allo spo- membro della commissione di col-
frana di proporzioni consistenti i stamento d’aria sia stata di eguale laudo del Vajont) a 3 anni e 8
detriti scaraventati nell’invaso intensità a quella generata dalla mesi, riconoscendo la loro re-
avrebbero provocato una onda bomba atomica che gli americani sponsabilità per la prevedibilità di
d’acqua alta al massimo 30 o 40 sganciarono su Hiroshima nel inondazione e di frana e per gli
metri, destinata perciò ad infran- corso della seconda guerra mon- omicidi colposi plurimi. A quanto
gersi senza conseguenza alcuna diale. Inoltre si è calcolato che le pare, infatti, pur essendo consci
contro il robusto cemento armato centinaia di milioni di metri cubi del pericolo di frane, avevano pen-
della diga. Un’ipotesi destinata, d’acqua che, superato lo sbarra- sato di poter in certo qual modo in-
purtroppo, ad essere smentita tra- mento, si riversarono nella valle dirizzare la caduta dei detriti nelle
gicamente dai fatti. Ad ogni modo, dei Piave distruggendo ogni cosa, acque dell’invaso senza provo-
a puro scopo precauzionale, si de- raggiunsero la velocità di 100 km care alcun effetto collaterale
cise di diminuire l’altezza dell’in- orari. Il Ministero dei Lavori Pub- degno di nota. Un tragico errore di
vaso portando il livello dell’acqua blici avviò immediatamente un’in- calcolo che provocò la morte di
a 600 metri (il limite massimo era chiesta per individuare le cause duemila persone. Per cui quella
di 725 metri). Nel 1963, però, le che avevano provocato la cata- comminata dai giudici fu sicura-
precipitazioni piovose furono par- strofe, nominando una commis- mente una pena lieve (i due, in ef-
ticolarmente scarse e allora si de- sione di esperti che giunse alle fetti, scontarono solo pochi mesi di
cise di riempire di nuovo la diga seguenti conclusioni: fu un errore carcere) per un disastro così im-
nonostante i rischi derivanti dal- l’aver costruito una diga di quelle mane. Tutti gli altri imputati resta-
l’operazione: non si voleva infatti dimensioni in una zona non ido- rono assolti da qualsiasi addebito
far diminuire troppo la produzione nea dal punto di vista geologico, giudiziario. L’ing. Mario Pancini,
di energia elettrica. E così nel set- l’aver innalzato la quota del lago invece, altro ideatore del progetto,
tembre di quello stesso anno il li- oltre i margini di sicurezza e, in- consumato dai rimorsi, si era tolto
vello dell’acqua raggiunse 710 fine, il non aver dato l’allarme la la vita nel novembre del 1968. Nel
metri, nonostante una disposi- sera del 9 ottobre per attivare 1997 la Montedison (che aveva
zione ministeriale avesse sancito l’evacuazione in massa della po- acquisito la Sade) fu condannata
che non si doveva assolutamente polazione residente nelle zone a a risarcire i comuni colpiti dalla ca-
oltrepassare quota 655. Immedia- rischio inondazione. Nel 1968 ini- tastrofe con 55 miliardi di lire. La
tamente nella zona iniziarono a ziò il procedimento penale: undici vicenda si concluse nel 2000 con
verificarsi smottamenti di terreno, gli imputati ritenuti responsabili del un accordo per la ripartizione degli
scosse di terremoto mentre cupi disastro del Vajont. La vicenda oneri di risarcimento danni tra
boati provenivano dalla monta- processuale si chiuse nel 1971 Enel, Montedison e Stato Italiano
gna. Fino a quando il 9 ottobre quando la Corte di Cassazione di al 33,3% ciascuno. Oggi la diga
una frana lunga due chilometri si Roma condannò l’ing. Nino Albe- del Vajont è ancora lì, spettrale e
immota nella sua imponenza, pur
essendo ormai priva d’acqua, in
disuso e messa in condizione di
non nuocere. Quanto a Longa-
rone è stato completamente rico-
struito così come gli altri paesi
travolti dall’onda gigantesca di
acqua e di fango. Ma il cuore della
gente si è fermato quel tragico 9
ottobre del 1963. E non è stata
soltanto la fatalità a decretarne la
morte.
fernando.riccardi@vitaciociara.it