Page 13 - Aprile-Maggio 2023
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Vita Ciociara                                                                                       pagina 13



        specifica che tale esenzione non potrà su-
        perare il 20% degli alunni presenti in
        classe; le materie che i maestri sono tenuti
        ad insegnare saranno le seguenti: avvio
        alla lettura e alla scrittura, prime operazioni
        dell'aritmetica, catechismo di religione e
        principi morali; gli alunni potranno iscriversi
        a partire dall'età di 5 anni; i genitori o i tu-
        tori o i curatori saranno obbligati ad inviare
        i loro figli o pupilli alle scuole primarie di-
        chiarandone i nomi alle rispettive munici-
        palità.
        Quindi dalle disposizioni del reale decreto
        del 1810, si evince che normalmente il
        maestro doveva essere il parroco del co-
        mune; qualora invece costui, per legittimo
        impedimento, non potesse assolvere a tale
        compito, veniva incaricato dal Decurionato
        un'altra persona idonea. Si poteva sce-
        gliere un altro sacerdote, non titolare della
        parrocchia, e quindi di un altro comune,
        oppure un "possidente", o anche il notaio,
        lo studente, il barbiere, il sarto, il calzolaio
        o un altro cittadino qualsiasi, purchè
        avesse un poco di istruzione, fosse di
        "buoni costumi" e soprattutto risultasse
        gradito sia all'autorità religiosa che al De-
        curionato.
        Emblematico il caso avvenuto a Campoli
        nel 1837. All'epoca Campoli apparteneva
        dal 1816 al Regno delle Due Sicilie, ma i
        dettami del decreto del 1810, seppur con
        minime variazioni, come l'aumento dello
        stipendio e delle rette, continuavano a vi-
        gere nella scuola pubblica borbonica. In
        quell'anno il Decurionato campolese aveva
        proposto tre "soggetti" per la nomina del
        Maestro primario, tutti e tre campolesi; il
        canonico Don Domenico Annessa, il sa-
        cerdote Don Pancrazio Giovannangeli e il
        possidente Filippo Cirelli, (da non confon-
        dersi con Filippo Cirelli inventore ed edi-
        tore). Essi erano ritenuti tutti e tre
        ugualmente idonei, ma siccome i primi due
        rinunciarono ritenendo molto esiguo lo sti-
        pendio, la nomina andò a Filippo Cirelli,
        possidente, galantuomo, assai morale e di
        plausibile abilità, il quale accettò con en-
        fasi l'incarico.

        luigi.delproposto@vitaciociara.it

        FONTE: La scuola primaria nella Diocesi di Sora
        Aquino e Pontecorvo durante il regno borbonico;
        autore: Ottavio Cicchinelli
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