Page 14 - Aprile-Maggio 2023
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Vita Ciociara                                                                                      pagina 14



           Cosette di casa nostra





            Racconti ed aneddoti dalla tradizione popolare di Pescosolido
                                                                               di Ottavio Cicchinelli

          Glie lèpre ’e Bastiane                                                    vestito di pelle di lepre, fu por-
                                                                                    tato alle Cèse ’glie Fornare e
                                                                                    adagiato fra due cespugli,
        Nel passato era tanta la selvag- un poco a sinistra e quando riu-           pronto per essere scoperto e
        gina intorno al mio paese. Ba- sciva ad inquadrare la testa                 sparato da  Bastiane. Questi, in-
        stava allontanarsi di poco per  della lepre, mirava e faceva                fatti, arrivò poco dopo, guardò di
        incontrare starne, cotorne, tordi  fuoco: dopo un balzo in aria,            qua, guardò di là e alla fine sco-
        e soprattuto lepri per fare un  l’orecchiona ricadeva a terra               prì la lepre; ma non ebbe nean-
        buon carniere. Le lepri erano le  bell’e pronta per essere legata           che il tempo d’imbracciare il
        più ricercate, poiché con una  con uno spago, messa a tracolla              fucile che quella spiccò un salto
        sola cartuccia si poteva rime- e riportata a casa. Con questo               e si mise a correre (il breve ri-
        diare una buona scorta di carne.  sistema Pèppe rimediava sem-              poso le aveva restituito le forze).
        Perciò quasi tutti andavano alla  pre la sua brava lepre, ed a volte        Bastiane svelto svelto prese la
        ricerca di lepri. E ne ammazza- anche due o tre al giorno. Tutte            mira e quando stava lì lì per far
        vano tante. Ma era Peppine glie  con la punta del muso mangiata             fuoco, il lepre-gatto si arrampicò
        Rusce che ne ammazzava più di  dalla fucilata.                              su un albero. “Pe glie munne
        tutti. Egli sparava a fermo (poi- Bastiane, invidioso, volle imitarlo       zuzze, tèh! Nen so’ maje viste
        ché non sapeva sparare a volo).  e si mise pure lui a requète ma-           ’ne lèpre che s’arràmpeca ’nci-
        Ogni giorno, di buon mattino  cère, pròtane, mmetune i strep-               m’agli àlbere!” esclamò Bastiane
        (ma anche nel pomeriggio), si  pune. Falchitte, dispettoso, volle           ad alta voce. Counca prese la
        metteva a requète macère, prò- fargli uno scherzo. Scuoiò una               mira e sparò. L’animale cadde a
        tane, mmetune, streppune e,  lepre, prese la pelle e la legò ad-            terra come un fagotto. Bastiane
        quando scorgeva una groppa  dosso a un gatto. Ma ce ne                      lo raccolse, lo guardò un po’ per-
        grigia, due occhi lucenti e due  volle, però, poichè il gatto non           plesso, poi “O lepre o jatta, sèm-
        orecchi listati di nero, si fer- voleva saperne di diventare                pre quattre zampe tè!” disse. E
        mava, faceva un passo indietro,  lepre: soffiava, graffiava, miago-         si portò l’animale a casa, lo
        ne faceva un altro in avanti, si  lava, si divincolava, mordeva...          scuoiò e lo consegnò alla mo-
        spostava un poco a destra, poi  Ma alla fine, stremato, ristette e,         glie, che lo cucinò a regola

                                                                                    d’arte (cioè in base ad una ri-
                                                                                    cetta che conoscevano in molti,
                                                                                    in paese). Ci fecero un pranzo
                                                                                    con i fiocchi, i due coniugi: pure
                                                                                    le dita si leccarono. Alla sera,
                                                                                    alla bettola, Bastiane raccontava
                                                                                    quanto gli era accaduto, magni-
                                                                                    ficando anche le qualità nutritive
                                                                                    della specie felina. Falchitte, se-
                                                                                    duto in un angolo, ascoltava in
                                                                                    silenzio. Fu, quella, l’unica volta,
                                                                                    in vita sua, che non mise il naso
                                                                                    nelle cose altrui. E ne soffrì

                                                                                    ottavio.cicchinelli@vitaciociara.it
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