Page 8 - Gennaio-2025
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Vita Ciociara                                                                                          pagina 8

             Il terremoto del 13 gennaio 1915





                                                                         di Ottavio Cicchinelli

        Il 13 gennaio ricorre l’anniversario del terremoto del 1915. Il   Il sisma fu di magnitudo 7.0, durò 30 secondi,
        sisma avvenne di mattina, alle 7,50 (o alcuni minuti dopo, se-  ebbe carattere sussultorio e ondulatorio. Ma non
        condo alcuni). La terra tremò violentemente e dovunque fu di-   giunse inatteso. Segni premonitori s’erano avuti
        struzione e morte.  Avezzano venne rasa al suolo (si salvò solo   fin dal precedente mese di Ottobre, nella zona di
        una casa, ancora oggi esistente): 10.700 le vittime (su una po-  Isernia, dove la terra s’era messa a tremare ripe-
        polazione di 13.000 abitanti). Anche Sora subì danni gravissimi   tutamente. La mattina del 13 Gennaio, poi, il cielo
        e pianse 245 morti. Crolli rovinosi e morti si ebbero anche a Isola   si mostrò abbastanza strano: era “livido, plumbeo,
        del Liri, Castelliri, Pescosolido, Balsorano, Morino, Canistro e,   con riflessi d’acciaio”. Ma nessuno se ne preoc-
        in misura maggiore, a Magliano dei Marsi, Lecce dei Marsi,      cupò. Sicché il sisma colse tutti di sorpresa. Molti
        Massa d’Albe, Ortucchio, Collarmele, Celano, Gioia dei Marsi,   fuggirono precipitosamente all’aperto. Ma molti
        Pescina…                                                        altri o non poterono o non ebbero il tempo per fug-
        A Sora, in particolare, crollò la chiesa di Santa Restituta, sep-  gire e rimasero sepolti dalle macerie. Mentre un
        pellendo una quindicina di persone che, a differenza di altre, non   vento gelido spirava implacabile e la neve, fino a
        erano riuscite a correre all’aperto nonché alcune “erbaiole” che,   bassa quota, ammantava i monti circostanti.
        nell’adiacente Orto dei Santi, stavano vendendo la verdura;     Quanti furono i morti? Forse 30 mila. O forse 33
        crollò il palazzo Rossi in via XX Settembre, seppellendo intere   mila (stando ad una fonte autorevole), poiché a
        famiglie e una ventina di operai intenti a lavorare in una fale-  coloro che morirono sotto le macerie si aggiun-
        gnameria; crollò il monastero di Santa Chiara (in via Firmio), uc-  sero quelli che morirono in seguito, per le ferite ri-
        cidendo il sacerdote che stava celebrando la messa e sette delle   portate nei crolli o per le infezioni bronco
        otto suore presenti (una si salvò perché, per fare la comunione,   polmonari contratte al freddo e all’umidità, che bi-
        s’era spostata leggermente in avanti); crollò il palazzo della sta-  sognò sopportare all’aria aperta o nei ricoveri im-
        zione ferroviaria, crollò l’ospedale civile (che era stato costruito   provvisati.
        pochi anni prima in via Napoli, là dove ora si trova la Banca di   Il sisma non si esaurì nella mattinata del 13 Gen-
        Roma).                                                          naio, ma si ripeté di frequente per oltre un anno,
                                                                        rinnovando la paura negli scampati e facendo
                                                                        crollare muri ed edifici rimasti in piedi. E non man-
                                                                        carono fenomeni strani: a Rendinara si spaccò
                                                                        una montagna; sul monte Velino si aprì un cre-
                                                                        paccio che, tra la neve, somigliava ad un occhio
                                                                        nero che guardava torvamente; nel cimitero di
                                                                        Sora la terra si aprì in più punti e dalle crepe si le-
                                                                        vavano “larghe volute” di “vapori bianchicci ed
                                                                        acri, con forte sentore di zolfo” alternati a “zam-
                                                                        pilli di acqua sulfurea bollentissima” (scrisse un
                                                                        giornalista bene informato). Il lago di Fucino, poi,
                                                                        sembrava volesse riformarsi, complice una statua
                                                                        della Madonna che, caduta dal piedistallo, aveva
                                                                        semiostruito l’incile. “Se questi segni hanno un
                                                                        senso, di sicuro avremo qualche disgrazia più
                                                                        grande e definitiva, cioè la fine del mondo” con-
                                                                        clusero i soliti uccelli del malaugurio (che non
                                                                        mancano mai nelle situazioni più difficili).
                                                                        Ma intanto il buon senso e la solidarietà del po-
                                                                        polo italiano producevano effetti concreti. Dovun-
                                                                        que fu un fiorire di associazioni e comitati
                                                                        spontanei che, unitamente a testate giornalisti-
                                                                        che, enti pubblici e singoli cittadini, organizzarono
                                                                        sottoscrizioni, rappresentazioni teatrali, confe-
                                                                        renze, “passeggiate di beneficenza” ed altre ini-
                                                                        ziative  per raccogliere viveri, medicinali, indu-
                                                                        menti, tende, baracche prefabbricate o legname
                                                                        per costruirne altre. Somme di denaro e quant’al-
                                                                        tro facesse al caso, che poi portavano e distribui-
                                                                        vano nelle zone disastrate. Squadre di volontari
                                                                        (studenti specialmente), soldati, pompieri, carabi-
                                                                        nieri, poliziotti, operatori della Croce Rossa Ita-
                                                                        liana, alti funzionari dello Stato e perfino deputati
                                                                        del Parlamento (a Pescosolido ne arrivarono tre)
                                                                        raggiunsero le zone disastrate e si misero a soc-
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