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Vita Ciociara
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La «Civita-Farnese» quando le strade le costruivano i Borboni
di Fernando Riccardi
Ferdinando Corradini, noto storico nale della provincia di Terra di La- vano punti di collegamento diretti
dell’alta Terra di Lavoro, in un suo voro, passando per San Germano ad eccezione di alcuni tratturi sco-
articolo pubblicato su di un perio- (l’odierna Cassino), il cui tracciato, modi e sinuosi che erano però
dico locale, così scrive: “A scuola almeno in parecchi punti, va a percorribili, e con grande fatica,
ci hanno insegnato che l’attività coincidere con l’attuale Casilina. soltanto a piedi e non in tutti i pe-
prediletta dai re Borbone era L’altra, invece, è la “Civita-Far- riodi dell’anno. Nel 1836 il pro-
quella di perseguitare i giacobini e nese”. Ed è proprio su quest’ul- blema fu finalmente avviato a
i liberali. Nessuno ci ha mai detto, tima che vogliamo soffermarci un risoluzione: in quell’anno, infatti, si
però, che le due strade principali po’ di più. L’esigenza di creare un aprì il “tracciolino” (ossia la prima
che solcano il territorio del co- collegamento diretto tra Sora e traccia) di una strada che, par-
mune di Arce e che ancora oggi Gaeta era avvertita da tempo. Fin tendo da San Germano e pas-
costituiscono gli assi principali del dai primi decenni dell’800 si stava sando per Roccaguglielma
traffico veicolare le hanno co- studiando la possibilità di unire, (l’odierna Esperia) e Fratte
struite loro. E ciò nonostante che attraverso una strada rotabile, i (l’odierna Ausonia), potesse con-
di tale attribuzione siano ancora due capoluoghi di distretto. E ciò durre a Gaeta e, quindi, al mare.
ben visibili le testimonianze”. sia per favorire i traffici commer- Però la costruzione della “strada
Mettendo da parte quelle corbel- ciali dall’entroterra al mare (e vi- delle Alte per le Fratte”, così
lerie che una storia scritta dai vin- ceversa) ma anche per esigenze venne chiamata, che oggi ricalca il
citori ha fatto passare per verità di natura militare come quella di tracciato della superstrada a scor-
assolute e inconfutabili, e tor- procedere al rapido spostamento rimento veloce che da Cassino
nando invece alle strade, c’è da di truppe e di artiglierie da un ver- porta al litorale tirrenico, fu ben
dire che l’una è la cosiddetta sante all’altro. La via Appia nella presto interrotta a causa di insa-
“Consolare”, fatta costruire sul fi- zona costiera del litorale tirrenico nabili problemi tecnici (l’eccessiva
nire del XVIII secolo dal re Ferdi- e la via Latina all’interno, poi as- pendenza di alcuni tratti) e di na-
nando IV di Borbone per collegare sorbita in larghi tratti dal percorso tura economica (occorreva una
Napoli, la capitale del Regno, con della “Consolare”, correvano pa- somma esorbitante cui le casse
Sora, estremo versante settentrio- rallele fino a Capua ma non ave- dello stato non potevano far
fronte). Fu gioco forza, quindi, ri-
correre a un progetto diverso. E
questa volta si andò a rispolverare
la vecchia idea di “rotabilizzare”
un antico sentiero già esistente
che collegava, attraversando i cri-
nali dei monti, Arce, San Giovanni
Incarico e Itri. Un sentiero che,
come poté constatare dopo accu-
rato sopralluogo l’ing. Benedetto
Lopez Suarez, ispettore dell’am-
ministrazione generale dei Ponti e
Strade, “era transitabile con ca-
valli e some e con piccoli carri”. In
parole povere si trattava soltanto
di allargare e di trasformare in
strada quel tratturo, ricalcandone
in gran parte il primitivo itinerario,
opera questa che fu affidata alla
perizia dell’ing. Ferdinando
Ferdinando II di Borbone
Rocco. Il re Ferdinando II di Bor-