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Vita Ciociara
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Pillole di musica
di Alessia Lombardi
La dialettica del fare - Intervista ad Alessandro Viti
Tupac, che in qualche modo mi ha in-
trodotto alla musica in generale, di cui
non sapevo quasi nulla. Da un primo
approccio melodico – Cremonini
prima maniera – mi sono accostato,
intorno ai vent’anni, allo sperimentali-
smo di Battiato – uno dei miei primi
miti – alla tastiera, ai sintetizzatori,
complici anche gli esami di Musica
elettronica alla facoltà di Storia,
scienze e tecniche della musica e
dello spettacolo di Tor Vergata. Ed ho
cominciato a fare sul serio.
Come lavori, solitamente, ad un
pezzo?
Vorrai dire come lavoravo! Da qual-
che anno, in verità, la musica è una
di quelle cose che ho messo da
parte. Un po’ strano a dirsi, ma non
c’è più nella mia vita con la stessa in-
tensità di un tempo. Ho un disco da
chiudere da ormai sei anni. Credo di
aver avuto quella che chiamano ‘di-
sillusione artistica’, arrivo addirittura
a non ascoltarla – e ho ascoltato una
media di quindici dischi al giorno per
vent’anni. Diciamo pure che ho un’at-
titudine maniacale, nelle cose.
Adesso sono totalmente assorbito
La musica come riscatto, grande luce Quando e come nasce il tuo amore
dalla psicologia, e vorrei avvicinarmi
e grande ombra; arte che da sola non per la musica? alla musica da questa prospettiva. Il
basta, che procede più veloce delle Per me la musica nasce dopo la poe- mio ultimo pezzo risale a circa un
mani, quasi in un impeto di sana fol- sia. Ho iniziato con le parole, e quasi anno fa. Non sono più preso dalla vo-
lia – impeto-intento che la eleva, fuori non sapevo che farmene: attraverso
glia di comporre, non mi importa.
dai meccanismi vischiosi dell’ego- dei software gratuiti cercavo di can-
Tutto quello che ho scritto, però,
centrismo, dal retaggio del comune ticchiare sopra dei loop, delle se- nasce da un’urgenza comunicativa; i
sentire in superficie: la discrezione quenze sonore; soltanto in seguito ho primi progetti erano dettati dal biso-
immensa di Alessandro – classe scoperto il pianoforte – avevo quat- gno, parlavo di qualcosa che volevo
1984, cantautore, poeta, docente di tordici o quindici anni. Da lì è iniziato
tirar fuori, quasi una forma improvvi-
canto moderno di Anagni – il suo lo studio, la passione vera; da autodi-
sativa, e quasi sempre con la chi-
peso specifico della parola è un ba- datta ho aggiunto la chitarra acustica, tarra: il mio legame con il pianoforte
ratro appena dischiuso sull’inquie- perlopiù come forma compositiva, è l’improvvisazione, lo vivo in quanto
tante ferocia del possibile; come espressione cantautorale. La strumento; la chitarra la avverto in-
Alessandro è la possibilità, anche musica è stata una sorta di collante
vece fisica, un abbraccio, percepisco
quando l’urgenza compositiva si ar- per le mie parole, un’ulteriore possi-
la vibrazione sul petto – anche la sua
resta: semplicemente defluisce in una bilità a livello creativo; la poesia, in- ritmica è concentrata in un gesto fi-
dimensione differente, meno spetta- vece, viene da un’eredità – mio sico: se c’è qualcosa in me che
colarizzante, più spettacolare, dell’in- nonno era un poeta (N.d.A. Antonio spinge per uscire, il gesto fisico della
timità e del senso. Viti) – ma forse più da una fascina-
pennata è molto più liberatorio. Com-
zione per il rap, dagli Articolo 31 a