Page 14 - Febbraio-2025
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Vita Ciociara                                                                                        pagina 14

        Storie di Ciociaria e dintorni





                                                           Rubrica a cura del Dott. Giuliano Fabi


           I monaci benedettini giganti della storia della nostra terra e non solo

       Nel 568 d.C. i Longo-
       bardi misero a ferro e
       fuoco la Valle di Co-
       mino,     distrussero
       Atina, Montecassino
       e costrinsero le popo-
       lazioni a disperdersi
       sui monti. Poi si inse-
       diarono nelle antiche
       piazzeforti, promos-
       sero la ricostruzione
       del tessuto sociale,
       stabilirono rapporti di
       convivenza con le po-
       polazioni latine e con
       esse     progressiva-
       mente si integrarono
       fino ad una totale fu-
       sione (Regni Ro-
       mano       Barbarici).
       Nell’VIII secolo si
       convertirono al catto-                vità benedettina nei nostri territori  primo insediamento costituiva la
       licesimo grazie al papa Gregorio  che vennero resi salubri, fertili e  “cella” monastica. Dopo dieci anni
       Magno. Nel 744, Gisulfo II, duca  abitati. Ogni qual volta il mona-         di osservazione dei fenomeni na-
       longobardo di Benevento, donò al  stero individuava un sito adatto ad  turali, stagioni, alluvioni, frane, ter-
       Monastero di Montecassino, il  essere coltivato, inviava sul luogo  remoti, andamento delle sorgenti
       Basso Lazio, come risarcimento  tre monaci: l’abate o cellario, il sa-      che annotavano rigorosamente,
       della distruzione subita, sottraen-   crista e l’elemosiniere che costrui-  cominciavano a richiamare coloni
       dolo a signorotti locali in lotta tra di  vano una casa, una chiesa, una  per costituire una piccola comu-
       loro. Seguirono due secoli di atti-   stalla e un abbeveratoio. Questo  nità rurale. Venivano edificate abi-
                                                                                   tazioni, stalle, laboratori, mulini,
                                                                                   bonificati nuovi terreni e messi a
                                                                                   coltura terreni abbandonati. Que-
                                                                                   sta era la “curtes”. Attorno ad essa
                                                                                   erano le terre coltivate diretta-
                                                                                   mente dai monaci e dai loro di-
                                                                                   pendenti, più perifericamente le
                                                                                   terre dei coloni. Man mano che la
                                                                                   popolazione cresceva, la ”curtes”
                                                                                   si dava una organizzazione di tipo
                                                                                   comunale ma sempre sotto l’auto-
                                                                                   rità dell’ abate di Montecassino e
                                                                                   prendeva nome di “Universitas”.
                                                                                   Le “curtes” erano dotate di una
                                                                                   chiesa, di una area cimiteriale, di
                                                                                   un luogo di ricovero per ospitare
                                                                                   pellegrini, malati e mendicanti “ho-
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