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Vita Ciociara                                                                                       pagina 6





        Nicola Consòni, il pittore purista che voleva essere Raffaello



                                                                                di Aldo Cagnacci

       Il destino, che molto spesso non nutre alcuna comprensione per i sentimenti umani, volle che proprio in quel
       momento si fermasse davanti alla dogana di Collenoci (tra Ceprano e Arce, n.d.a.) un calesse. […] Poi mo-
       strò il suo passaporto. Gaspare, come era solito fare quando con orgoglio voleva dimostrare ai presenti che
       sapeva leggere bene, prese in mano quel foglio di carta pergamena ricoperto di timbri e visti e scandì a
       bassa voce: Dunque vediamo… Nicola Consòni… statura… capelli… va bene, cittadino dello Stato Ponti-
       ficio, nato a Ceprano nel 1814, di condizione pittore.
       (tratto da “Lorenzo e la dogana”, in Trilogia Ciociara, Mauro Martini, Edizioni Efesto, 2019)


       Il personaggio che abbiamo incontrato in Trilogia cio- scritti nel libro.
       ciara di Mauro Martini merita un approfondimento,  In quest’ottica ben si presta allo scopo il nome di Ni-
       oltre il breve ricordo che ne ha fatto l’autore al ter- cola Consòni, pittore impegnato per tutta la vita nei
       mine del racconto “Lorenzo e la dogana”. Certa-           restauri di affreschi e quindi ottimo “testimonial” a fa-
       mente non sappiamo se il pittore, in età adulta ed  vore del recupero artistico dell’edificio di Collenoci.
       ormai affermato, sia veramente passato a Ceprano,  Ma chi era Nicola Consòni? (foto n.1)
       dove era nato, ma niente ci impedisce di vederlo  Tra le scarse risposte che troviamo navigando in rete
       nella dogana di Collenoci (Arce), a confine tra Regno  o leggendo vecchi saggi, la più completa sembra es-
       e Stato Pontificio, mentre ammira gli affreschi che  sere quella data dalla Treccani, nel Dizionario Bio-
       l’ottimista Mauro Martini immagina appena restau- grafico degli Italiani, con un articolo di Liliana
       rati. D’altronde l’autore non nega l’intento provoca-     Barroero, Volume 28 (1983), che riassumiamo qui,
       torio del racconto, sperando che qualcuno in Arce  non tralasciando però alcuni dettagli del suo lavoro
       (Fr) e dintorni si muova per restituire dignità all’ex-   che meglio descrivono il personaggio e che tratte-
       dogana e per restaurare quel che resta dei dipinti de- remo in seguito.
                                                                 Nacque a Ceprano (Frosinone) nel 1814; si ignorano
                                                                 giorno e mese di nascita, come pure altre notizie
                                                                 sulla sua vita privata, circa la quale i suoi pochi bio-
                                                                 grafi sono singolarmente parchi di informazioni. Fre-
                                                                 quentò l’Accademia di Belle Arti di Perugia, dove fu
                                                                 allievo del mantovano G. Sanguinetti, che nel 1822
                                                                 aveva sostituito Minardi. Si trasferì poi a Roma, dove
                                                                 frequentò lo studio del Minardi, il cui insegnamento
                                                                 risultò determinante per la sua scelta purista, cui ri-
                                                                 mase fedele lungo tutto l’arco della sua attività. Ap-
                                                                 pena venticinquenne, nel 1839, prese parte, con i
                                                                 più noti artisti del tempo, alla decorazione di palazzo
                                                                 Torlonia a piazza Venezia. Qui affrescò, tra le altre,
                                                                 la scena tratta dalla Divina Commedia: Virgilio pre-
                                                                 senta a Dante i quattro poeti. (foto n.2)

                                                                 Poi che la voce fu restata e queta,
                                                                    vidi quattro grand’ombre a noi venire;
                                                                    sembianza avean né trista né lieta,
                                                                 Lo buon maestro cominciò a dire:
                                                                    “Mira colui con quella spada in mano,
                                                                    che vien dinanzi ai tre sì come sire.
                                                                 Quelli è Omero, poeta sovrano;
                                                                    l’altro è Orazio, satiro, che vène;
                                                                    Ovidio è il terzo, e l’ultimo Lucano.
         Foto 1 - Ritratto eseguito da Guglielmo De Santis
                                                                 Però che ciascun meco si convene
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