Page 19 - Aprile-2022
P. 19

Vita Ciociara                                                  pagina 19




                        Glie lèpre ’e Bastiane





                                                                       di   Ottavio Cicchinelli

       Nel passato era la tanta selvaggina in-
       torno al mio paese. Bastava allontanarsi
       di poco per incontrare starne, cotorne,
       tordi e soprattuto lepri per fare un buon
       carniere. Le lepri erano le più ricercate,
       poiché con una sola cartuccia si poteva
       rimediare una buona scorta di carne. Per-
       ciò quasi tutti andavano alla ricerca di
       lepri. E ne ammazzavano tante. Ma era
       Peppine glie Rusce che ne ammazzava
       più di tutti. Egli sparava a fermo (poiché
       non sapeva sparare a volo). Ogni giorno,
       di buon mattino (ma anche nel pomerig-
       gio), si metteva a requète macère, prò-
       tane, mmetune, streppune e, quando
       scorgeva una groppa grigia, due occhi lu-
       centi e due orecchi listati di nero, si fer-
       mava, faceva un passo indietro, ne
       faceva un altro in avanti, si spostava un
       poco a destra, poi un poco a sinistra e
       quando riusciva ad inquadrare la testa   mato, ristette e, vestito di pelle di lepre, fu  perplesso, poi “O lepre o jatta, sèmpre
       della lepre, mirava e faceva fuoco: dopo   portato alle Cèse ’glie Fornare e adagiato  quattre zampe tè!” disse. E si portò l’ani-
       un balzo in aria, l’orecchiona ricadeva a   fra due cespugli, pronto per essere sco-  male a casa, lo scuoiò e lo consegnò alla
       terra bell’e pronta per essere legata con   perto e sparato da  Bastiane. Questi, in-  moglie, che lo cucinò a regola d’arte (cioè
 e     uno spago, messa a tracolla e riportata a   fatti, arrivò poco dopo, guardò di qua,  in base ad una ricetta che conoscevano
       casa. Con questo sistema Pèppe rime-  guardò di là e alla fine scoprì la lepre; ma  in molti, in paese). Ci fecero un pranzo
       diava sempre la sua brava lepre, ed a   non ebbe neanche il tempo d’imbracciare  con i fiocchi, i due coniugi: pure le dita si
       volte anche due o tre al giorno. Tutte con   il fucile che quella spiccò un salto e si  leccarono. Alla sera, alla bettola, Ba-
       la punta del muso mangiata dalla fucilata.   mise a correre (il breve riposo le aveva  stiane raccontava quanto gli era acca-
       Bastiane, invidioso, volle imitarlo e si   restituito le forze). Bastiane svelto svelto  duto, magnificando anche le qualità
       mise pure lui a requète macère, pròtane,   prese la mira e quando stava lì lì per far  nutritive della specie felina. Falchitte, se-
       mmetune i streppune. Falchitte, dispet-  fuoco, il lepre-gatto si arrampicò su un al-  duto in un angolo, ascoltava in silenzio.
       toso, volle fargli uno scherzo. Scuoiò una   bero. “Pe glie munne zuzze, tèh! Nen so’  Fu, quella, l’unica volta, in vita sua, che
       lepre, prese la pelle e la legò addosso a   maje viste ’ne lèpre che s’arràmpeca ’nci-  non mise il naso nelle cose altrui. E ne
       un gatto. Ma ce ne volle, però, poichè il   m’agli àlbere!” esclamò Bastiane ad alta  soffrì tanto.
       gatto non voleva saperne di diventare   voce. Counca prese la mira e sparò.
       lepre: soffiava, graffiava, miagolava, si di-  L’animale cadde a terra come un fagotto.   ottavio.cicchinelli@vitaciociara.it
       vincolava, mordeva... Ma alla fine, stre-  Bastiane lo raccolse, lo guardò un po’
   14   15   16   17   18   19   20   21   22   23   24