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Vita Ciociara pagina 3
L’Editoriale
di Massimo De Santis
di Massimo De Santis
La dura transizione
Traggo spunto da un articolo su Claudio Abbado, eminenza nel campo musicale, tratto da uno
dei quotidiani più letti d’Italia, per fare alcune considerazioni sul futuro imminente e prossimo
della cultura, ovvero, della non cultura. Il famoso direttore d’orchestra lamenta la brutta deriva
che il mondo della cultura sta per intraprendere: mancanza di una preparazione adeguata, im-
provvisazione, culto dell’apparire anziché dell’ “essere”, rifiuto a priori di qualsiasi forma di “sa-
crificio” per raggiungere la propria identità personale, anzi, la ricerca quasi ossessiva di “mezze
vie” per arrivare al successo. Questo ragionamento è frutto di un cambio di mentalità che da
alcuni anni imperversa sui maggiori mezzi di informazione a livello mondiale, dalla carta stam-
pata, alle televisioni, ai social (soprattutto!). E’ un movimento che viene dall’alto, quasi impo-
sto, non è la serena conseguenza di un evoluzionismo graduale, della presa di coscienza di
situazioni che, portate all’eccesso, hanno determinato la loro naturale inadeguatezza nei con-
fronti di vecchi o nuovi bisogni dell’essere umano. Il meccanismo si sarebbe evoluto gradual-
mente e diluito nel tempo e nel luogo, come era sempre accaduto fino ad allora. Anche in quel
caso ci sono state vittime: persone che non hanno accettato il cambiamento sono state desti-
nate a fallire, a chiudere le loro attività, ad estinguersi. Al contrario, chi ha sposato immediata-
o mente le nuove idee, le ha cavalcate, si è adeguato, è riuscito a sopravvivere ed in molti casi
a prosperare. Tali sono state le grandi scoperte dei secoli scorsi, dal cannocchiale (1608), alla
macchina a vapore (1756), ai raggi-x (1895), al telegrafo senza fili (1901), all’ automobile (1908),
solo per citarne alcune. Queste scoperte hanno rivoluzionato totalmente la vita dell’essere
umano modificandone gli stili di vita ed aprendo nuove prospettive per l’umanità. Ma la diffe-
renza tra quello che sta succedendo oggi e quello che si è verificato con le rivoluzioni tecnolo-
giche del passato è di sostanziale novità e di assoluta imprevedibilità. Mentre nel passato la
conseguenza di un’innovazione non intaccava minimamente i valori della vita sociale, o ne lam-
biva alcune parti in modo sottile, oggi la trasformazione ha “manomesso” profondamente i va-
lori della vita sociale intaccandone e rigettandone le basi fondamentali. Ecco perché in molti non
si riconoscono più in questo modo di vivere e a molti non piace più vivere in questa società “alla
deriva”, senza più leggi o diritti o doveri da rispettare. Siamo sprofondati in qualcosa di mel-
moso, tipo sabbie mobili, che ci tirano in giù senza la speranza che se ne possa uscire e come
e dove e quando. Forse una via d’uscita c’è, forse la vedono i giovani, che hanno capito che
senza le nuove tecnologie non si può vivere: internet è tutto, è la loro intelligenza, la loro im-
portanza, la loro cultura.
Un’intelligenza che non c’è, un’importanza che non c’è, una cultura che non c’è. E’ difficile da
accettare tutto questo “nuovo” che sta venendo, soprattutto a chi ha dedicato una vita allo stu-
dio, a chi ha iniziato la gavetta in un piccolo locale di un artigiano o in qualsiasi negozio come
“garzone”. Attraverso lo studio o l’esperienza si forgiavano gli uomini del domani, quelli che fa-
cevano la storia o semplicemente quelli che erano soddisfatti della propria vita. In ogni caso,
si sentivano realizzati.
Erano uomini saldi nei loro valori, onesti, trasparenti, leali, responsabili, coraggiosi, eroi. Sa-
ranno ancora questi i nuovi valori o la parola “abominio” verrà cancellata definitivamente dai vo-
cabolari per dare spazio a che cosa?
massimo.desantis@vitaciociara.it