Cocullo (Aq). Torna la festa dei serpari

La festa dei Serpari ovvero i festeggiamenti di San Domenico a Cocullo, in Abruzzo: l’emozione di accarezzare questi animali e di partecipare alla tradizionale processione con la statua del Santo, coperta di serpenti, per le vie del piccolo paese.

Ovviamente vale la pena sottolineare che gli esemplari che, solo previo permesso dei serpari possono essere accarezzati e toccati da tutti, sono delle specie non pericolose. Da diversi anni, la festa è stata anticipata al 1° maggio e non come era consuetudine al primo giovedì del mese di maggio, (anche se quest’anno il primo maggio è proprio giovedì). Questa particolarissima festa riempie il paesino abruzzese di tantissimi turisti. Moltissimi, inoltre, approfittano per campeggiare nella zona per alcuni giorni così da approfittare anche della rigogliosa bellezza naturale del luogo. Dunque, Cocullo è un piccolo centro abitato che ha poco più di trecento abitanti stabili che si trova al confine fra la la valle Peligna e la Marsica.
Non si conosce l’esatta origine del nome ma sul significato gli studiosi di dividono su una duplice interpretazione. La prima è una derivazione dal greco “conculion” ossia conchiglia, mentre la seconda è presa dal latino “cucullus” che vuol dire copricapo, in riferimento a un tipo di cappello di forma appuntita. La cosa particolare è che entrambe le definizioni rispecchiano la conformazione geografica del paese. Posto a 900 metri di altezza, Cocullo domina l’antica valle del Flaturno che va a congiungersi con le spettacolari Gole del Sagittario. Fra l’altro si trova appena ad un paio di chilometri dall’omonima uscita autostradale. Il paese ha un tipico impianto medioevale con il castello, in alto, il centro abitato intorno ed il tutto racchiuso in una cinta muraria. Sulla piazza principale troviamo la Chiesa della Madonna delle Grazie, in un tipico stile romanico-abbruzzese, risalente al XII-XIII secolo, edificata sui resti di un tempio dedicato a Giove.
Le origini del Rito dei serpari si perdono nella notte dei tempi. In età romana il serparo era il sacerdote della dea Angizia, il cui tempio si trovava nella vicina Luco dei Marsi, e di Ercole Sanco, di cui sono state rinvenute numerose statue a Casale, frazione di Cocullo. Il serparo, secondo la tradizione, conosceva il segreto per rendere innocue le serpi con il suono, del Corno (kerallos). In epoca cristiana il ruolo del serparo si fonde con la devozione a San Domenico.
San Domenico, nato probabilmente, nel 951 a Colfornaro, nei pressi di Foligno, e morto certamente il 22 Gennaio del 1031 a Sora, è una figura molto complessa che si modifica, nel corso dei secoli, trasformandosi in un punto di riferimento molto forte per le popolazioni pastorali dell’Italia centrale. Quello dei serpari è solo uno dei patronati attribuiti a San Domenico, forse però, quello più caratteristico. Essi si diversificano in base alle aree culturali con riferimento ai pericoli che minacciano le popolazioni locali: la difesa contro la febbre e la tempesta, nel basso Lazio; la difesa contro le odontalgie, le morsicature di serpenti, cani idrofobi e lupi nell’Abruzzo centrale. Ma il “Rito dei Serpari”, come manifestazione al confine tra contenuto religioso e pagano, ebbe inizio nel dodicesimo secolo.
Questa festa, si caretterizza proprio con la “Processione dei serpari di San Domenico”, una delle più famose in Italia, ricca di una forte carica simbolica e di tante emozioni, legate anche al rapporto che ognuno ha con i rettili. Questa festa ha la sua collocazione definitiva all’inizio del secolo scorso come celebrazione del ritorno della primavera e della fioritura delle messi dopo il lungo inverno.

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