
Quattro corpi dei sei dispersi nell’esplosione a Ravanusa sono stati ritrovati dai vigili del fuoco, che hanno scavato per tutta la notte tra i resti della palazzina di quattro piani crollata. Il primo corpo è già stato estratto dalle macerie. Salgono a sette dunque le vittime accertate.
Mancano all’appello ancora in due. Le ricerche continuano anche se le speranze di trovare vive altre persone sono sempre meno. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri ha telefonato al sindaco Carmelo D’Angelo: «Ha espresso il massimo sostegno alla comunità di Ravanusa e il cordoglio per quanto accaduto», ha detto il primo cittadino. «È stato come se un aereo si fosse schiantato sopra la nostra casa», ha raccontato un testimone che si trovava in una delle abitazioni contigue alla prima palazzina crollata. Si è sentito il primo boato, sono divampate le fiamme e in pochi minuti un intero isolato è stato spazzato via. La deflagrazione ha sbriciolato un edificio di 4 piani e una casa attigua abitate da quattro fratelli e dalle rispettive famiglie. Al primo piano dell’edificio venuto giù viveva Rosa Carmina, trovata viva tra le macerie.

Una vicenda tragica su cui la Procura di Agrigento intende far chiarezza. I magistrati, che hanno fatto un sopralluogo nell’area dell’incidente – 10mila metri quadrati posti sotto sequestro – hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo e disastro colposo e hanno incaricato un consulente dei primi accertamenti. La prima ipotesi, fatta dalla Protezione Civile e dai vigili del fuoco, è che il gas fuoriuscito da una tubatura cittadina forse a seguito di uno smottamento determinato da una frana o dal maltempo, si sia incanalato nel sottosuolo creando un’enorme sacca di metano che al primo innesco, forse l’avvio di un ascensore, si è trasformata in una micidiale bomba. La portata della deflagrazione fa escludere che la fuga di gas sia avvenuta in un appartamento. «Raramente ho visto cose simili», ha detto il comandante provinciale dei vigili del fuco di Agrigento, Merendino.
L’Italgas, che ieri ha bloccato l’erogazione del metano a monte e valle del quartiere devastato dall’esplosione, per evitare ulteriori fughe di gas, intanto ha fatto sapere di aver controllato le condutture appena dieci giorni fa e di non aver riscontrato alcuna anomalia. E nessuna anomalia sarebbe stata segnalata dai cittadini secondo i carabinieri. Ma un testimone, che abita accanto a una delle case crollate, ha raccontato una storia ben diversa: nei giorni scorsi alcuni abitanti della zona avrebbero manifestato allarme per l’odore di metano che si avvertiva.
Fonte : La Stampa

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