Diciannove anni fa, la strage di Nassirya, un ricordo per i nostri eroi

Sono passati diciannove anni dall’attentato alla base italiana dei Carabinieri di Nassiriya, in Iraq, nel quale rimasero uccise 28 persone, tra cui 19 italiani tra Carabinieri, militari e civili, e che causò il ferimento di 58 persone.

La base italiana a Nassiriya, distrutta dall’attentato

Il 12 novembre del 2003, infatti, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò provocando l’esplosione del deposito munizioni della base. Nell’attentato persero la vita anche due civili, il cooperatore internazionale Marco Beci, il regista Stefano Rolla, che si trovava sul posto per le riprese di uno sceneggiato sulla ricostruzione del luogo da parte dei soldati, e i militari dell’esercito italiano di scorta alla troupe che si erano fermati lì per una sosta logistica.
«Dieci, cento, mille Nassiriya», è questo uno dei più pesanti, se non il più duro degli slogan in voga, dopo la strage, gridato allo stadio o da manifestanti imbecilli, quando marciavano in corteo per le proteste sociali. Quelle parole aberranti, cariche di odio e di ignoranza erano rivolte agli agenti di polizia ed ai carabinieri schierati in servizio. Una frase piena di odio, urlata nei confronti di persone che per dedizione hanno scelto di aiutare in missione di pace altre persone. Una frase che deve far pensare e riflettere.
La cronaca racconta che erano le 10:40 ora locale di quel 12 novembre, alle 08:40 in Italia, un camion cisterna kamikaze imbottito di 300 chili di esplosivo scoppia davanti la base Msu (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri. Si lancia a folle velocità contro la base, forza il cancello d’entrata e prosegue la sua corsa impazzita e disumana sino alla palazzina di tre piani che ospitava il dipartimento logistico italiano. Un impatto violentissimo che fece crollare gran parte dell’edificio, danneggiava un secondo palazzo dove aveva sede il comando. I vetri delle finestre del complesso andarono in frantumi. Nel cortile davanti alla base molti mezzi militari presero fuoco. In fiamme anche il deposito delle munizioni della base.
Le forti esplosioni provocano una carneficina con colpi impazziti in qualunque direzione.
In una manciata di secondi muoiono 28 persone, una strage di militari italiani, la più grave dopo il 1945. Tempestivi i soccorsi, ma dappertutto solo fumo e morte, segni di vite spezzate, bambini rimasti orfani. Dolore e strazio.
Semmai a qualcuno venisse di nuovo in mente di gridare «Dieci, cento, mille Nassiriya», in sfregio a questa apocalisse, si vada a rivedere i filmati e le foto che hanno testimoniato al mondo il sacrificio dei nostri militari ed il dolore della nazione Italia.

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