Page 3 - Febbraio-2021
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Vita Ciociara                                                    pagina 3





           L’Editoriale

                                                                       di Massimo De Santis
                                                                      di Massimo De Santis




                                                  Libero arbitrio e libertà

               Voglio innanzi tutto ricordare, brevemente, la figura del nostro corrispondente ma soprattutto
               “amico” Rodolfo Damiani che ci ha lasciato per un universo che è stato sempre foriero di aspet-
               tative di pace e tranquillità, dopo la breve sosta in quest’inferno dantesco in cui viviamo. Rodolfo
               era un combattente puro, uno spirito libero, un altruista perseverante, un poeta: “Poeta della
               gente” come amava definirsi, e la sua migliore espressione poetica la otteneva quando scriveva
               in romanesco “ Gajardo sto Francesco/’n pare manco ‘n prete/” dalla sua poesia “La chiesa so-
               ciale”. Lui operava nel sociale per il sociale: nelle sue rime traspare questo suo darsi gratuita-
               mente. Per lui non era vero che tutto ha un prezzo, ci sono cose nella vita di un uomo che non
               si possono barattare come Dio, Patria e Famiglia. Un uomo schietto, autentico, a cui va il nostro
               ricordo affettuoso ed una nostra lacrima di solitudine per la sua mancanza.
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               Ci siamo concessi alla segregazione materiale dei nostri corpi, abbiamo accettato, anche se in
               moltissimi casi con riluttanza, quest’imposizione di ogni sorta di divieti, questa diminuita essen-
               zialità di democrazia in nome della salvaguardia della nostra ed altrui salute. C’è stata una forte
               erosione della libertà individuale, sono saltati tutti gli schemi del vivere una vita secondo il nostro
               libero arbitrio. Abbiamo abdicato alla politica, cui abbiamo persino chiesto il permesso di andare
               al bagno. E la politica è entrata nelle nostre case, soprattutto attraverso la tecnologia. Sono state
               coniate, per l’evenienza, parole nuove come la Dad o lo Smartworking per indicare un nuovo
               modo di relazionarsi con i sopravvenuti bisogni di una società costretta alla chiusura. Ecco, è
               questa chiusura che ci preoccupa, il fatto che abbiamo delegato, quasi impotenti, le nostre li-
               bertà ad una politica sempre più invasiva, sempre più ossessiva, sempre più impositiva. “Per for-
               tuna che c’è la satira!” verrebbe da esclamare, ma anche questa è sotto accusa, quando viene
               ritenuta non politicamente corretta, soprattutto da chi la subisce. Ma abbiamo assistito anche ad
               un altro importantissimo evento mediatico, in prossimità delle passate elezioni americane, che è
               quello della chiusura dei profili del presidente americano Donald Trump sui social perché troppo
               aggressivo. Ecco, si profila all’orizzonte un nuovo tipo di società: si può dire solo quello che si può
               dire e non si può dire quello che non si può dire. Scusate l’ improprio giro di parole ma questo ha
               a che fare con la libertà d’espressione. Ve la immaginate una società dove tutti la pensano allo
               stesso modo, dove tutti agiscono allo stesso modo, dove tutti mangiano allo stesso modo, dove
               tutti fanno le stesse cose, dove chi dissente è messo
               mangiano allo stesso modo, dove tutti fanno le stesse cose, dove chi dissente è messo alla ber-
               lina o castigato? Siamo vicini a questo baratro infinito o riusciremo con le nostre  forze ad uscirne
               fuori? Riusciranno le nostre coscienze a mantenere quelle libertà conquistate con anni di lotte,
               di sacrifici,  anche con il sangue, e di cui andiamo fieri? Stanno, pian piano, riaprendo i musei, le
               mostre, i siti archeologici e speriamo di ritornare al più presto al contatto umano, alle presenta-
               zioni di libri, alle sagre, alle canicole. E’ di questo che vorremmo parlare. Con il nostro giornale
               cerchiamo di soddisfare in minima parte quella voglia di cultura di cui siamo orfani: leggere Vita
               Ciociara è un arricchimento personale, un momento di svago che ci lascia qualcosa, un pozzo a
               cui attingere per soddisfare le nostre curiosità. Vita Ciociara, ma anche vita che scorre nei nostri
               ricordi di cui andiamo fieri e che ci offrono un porto di partenza da cui tutto è cominciato, dal
               quale i nostri avi hanno iniziato quella che poi è la nostra storia, la storia di tutti noi che leggiamo,
               perché siamo figli di essa, delle sue origini, delle sue espressioni, del suo modo di essere.
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