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pagina 6 Vita Ciociara

           continua dalla               latina di Fregellae (125 a.C.) e         strettissimo spazio di rispetto tra le
                                        l’esodo di parte della sua popola-       pareti retrostanti degli edifici (la
        pagina precedente               zione. Certamente la sua matura          stretta), utilizzato come cloaca a cielo
                                        conformazione avviene a cavallo del      aperto.
vede la presenza della piazza cen-      periodo alto medioevale allorquando      A seguito della reintegrazione alla
trale e della vecchia sede comunale,    le genti della campagna si ritirano      Chiesa del territorio di Ceprano, nel
realizzata sulle strutture dell’antico  entro la cerchia urbana, fortificata e   1510 questo impianto urbanistico
castello medioevale di cui mantiene     protetta dal Signore di turno. Ciò       viene integrato e rafforzato con ulte-
ancora una torre. La matrice urbana     comporta un incremento nella realiz-     riori opere di fortificazione e ricostru-
definitiva dell’insediamento può farsi  zazione di nuovi alloggi e la perdita    zione della già munita cinta muraria
risalire al periodo medioevale, svi-    degli spazi liberamente utilizzati ad    e delle torri di difesa per volere di
luppata con tutta probabilità sulla     orti, verde e coltivi, determinando la   Papa Giulio II. Lo stesso contraddi-
traccia di un precedente “castrum”      verticalizzazione del costruito, la sa-  stingue sostanzialmente il centro fino
romano o “oppido” che ha avuto ori-     turazione di ogni superficie disponi-    a tutto il 600, allorquando il supera-
gine dopo la distruzione della colonia  bile e la strutturazione di uno          mento della cinta muraria, porta alla
                                                                                 realizzazione dei primi grandi edifici
Un interno del piano terra                                                       la cui localizzazione segue gli alli-
                                                                                 neamenti urbani e le direttrici di per-
                                                                                 corso esistenti. L’interessante
                                                                                 processo di riconversione urbana che
                                                                                 vede fusioni e ristrutturazioni degli
                                                                                 antichi organismi edilizi semplici, è
                                                                                 affiancato, quindi, dalla realizzazione
                                                                                 di una nuova edilizia in accresci-
                                                                                 mento o di sostituzione, che vede nel
                                                                                 palazzo Baffi, nella chiesa dell’An-
                                                                                 nunziata, nella chiesa di Santa Maria
                                                                                 Maggiore, nel palazzo nobile posto
                                                                                 all’angolo di via Gioberti con piazza
                                                                                 Cavour e per ultimi, il palazzo Ferrari
                                                                                 e la residenza urbana dei marchesi
                                                                                 Ferrari, il massimo esempio di un edi-
                                                                                 lizia ricca e rappresentativa del pre-
                                                                                 stigio e della potenza delle famiglie,
                                                                                 nobiltà e marchesati locali, spesso
                                                                                 imparentati con i più alti casati ed ec-
                                                                                 clesiastici romani. Forse questo con-
                                                                                 nubio o la presenza in Ceprano del
                                                                                 nobile conte architetto Virginio Ve-
                                                                                 spignani, appassionato di archeolo-
                                                                                 gia, spinge monsignor Giuseppe
                                                                                 Ferrari a commissionare allo stesso
                                                                                 il progetto del palazzo di famiglia,
                                                                                 posto all’angolo tra il corso centrale e
                                                                                 la piazza Cavour, ove è sita la chiesa
                                                                                 madre. Con ogni probabilità, il pro-
                                                                                 gettista inserisce l’edificio in un con-
                                                                                 testo urbano già interessato da una
                                                                                 costruzione esistente, vera e propria
                                                                                 prassi nel periodo neoclassico che
                                                                                 vede il “rimodellamento” (spesso in
                                                                                 negativo) di insigni opere di architet-
                                                                                 tura cinquecentesca e barocca, che
                                                                                 subiscono ristrutturazioni e sopraele-
                                                                                 vazioni che snaturano l’originaria
                                                                                 forza espressiva dell’opera. La co-
                                                                                 struzione ha inizio nell’anno 1834. Il
                                                                                 palazzetto neoclassico viene posto di
                                                                                 fronte al ponte sul fiume Liri, porta di
                                                                                 accesso meridionale al centro ur-
                                                                                 bano: lì con la sua tipologia architet-
                                                                                 tonica contraddistinta da bugne,
                                                                                 colonne doriche, composite e lesene,
                                                                                 dai ricchi festoni floreali, domina l’in-
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