Page 11 - ottobre-2020
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Vita Ciociara                                             pagina 11

lontani dagli ambienti scolastici. Per questa diffe-      IL “BORGO” DI TOMMASO
renza culturale preferiva uscire, fare passeggiate
soprattutto a notte inoltrata. Passeggiate fatte in                         Borgo di città,
solitudine nei vicoli pietrosi del P. (termine usato                     polvere del tempo
per indicare Pico), ove meditava per poi riportare
sulla carta i propri pensieri. Spesso ricordava che                        costumi ed usi,
“a Pico la penna scorre da sola”. Questi vicoli a lui                      percorsi poetici
tanto cari, oggi rientrano nel “Parco letterario” del                       e amorosi voli
percorso landolfiano del “Paese del P.”.
Inizia a frequentare, da esterno, il gruppo fioren-                       Spazio indefinito
tino degli “ermetici” che si riunivano, tra le due                       infiorato dalla vita
guerre mondiali, sotto l’insegna del Caffè “Giubbe                     con scrigno di ricordi,
rosse”. Qui inizia, oltre alla sua disavventura giu-                     di riposi quotidiani
diziaria, a conoscere e instaurare rapporti amiche-                     e di macerie rimaste
voli con alcuni letterati dell’epoca. Arrivano i primi
impegni di lavoro come giornalista, con collabora-                      Nel piccolo “borgo”
zioni con diversi giornali quali: Campo di Marte,                 quel percorso “Landolfiano”
Letteratura (di cui era fondatore), Oggi e Il Mes-
saggero. Altre collaborazioni più consistenti e con-                        colora pensieri
tinuative avvengono con il “Mondo” di Mario                                  nati nei vicoli
Pannunzio (dal 1945 al 1969) e con il Corriere                        tra le ombre della notte
della Sera (dagli anni ‘50 a seguire), ove si ritrova
come capo redattore l’amico Eugenio Montale                                Mosaici di pietre
(Premio Nobel per la Letteratura nel 1975).                                  accarezzano
Landolfi, come scrittore e poeta, è stato l’unico
contemporaneo che abbia dedicato una minuziosa                            poetici sentimenti
cura alla costruzione del proprio personaggio (not-                        maturati ai piedi
turno e accanito giocatore d’azzardo). Personalità                       dell’antico castello
che viene introdotta costantemente nelle proprie
opere con vasta e profonda cultura, sostenuta da                           Offrire al mondo
una ricca dialettica e da una lucida intelligenza. Lo                   la forza del racconto
stesso Italo Calvino, nella propria posta prefazione                  un sogno da realizzare
dell’antologia del 1982 dello scrittore di Pico, osò
rilevare una parentela letteraria tra le opere di Lan-                    in nome dell’arte
dolfi e quelle di Villiers De L’Isle-Adam e di Barbey                 per future generazioni
D’Aurevilly. L’altro amico Carlo Bo, più volte ha di-
chiarato che Landolfi è il primo scrittore, dopo                           La magica Pico
D’Annunzio, ad avere il dono di giocare con la lin-                         adorna il capo
gua italiana e di poterne fare ciò che vuole. Lan-                      al narrator del borgo
dolfi è capace di dare leggerezza ai fatti quotidiani                   scrittore universale
della vita, illuminandoli di una nuova luce, con un                        di cotanta storia
semplice cambiamento di vocabolo. E’ bravo a in-
ventare problemi linguistici come nella poesia (in                          Il tempo corre
lingua inventata) inserita all’interno della raccolta                   senza mai fermarsi,
“Dialogo dei massimi sistemi” del 1937 (la poesia è
stata utilizzata per dare il titolo al dizionario delle                     l’amor fraterno
lingue immaginarie). L’arte poetica si incentra in                      chiama i picani tutti
due libri e deve molto, oltre alla sua forma metrica,                  il Landolfi al ricordar
alla lingua poetica delle tradizioni. Il legame amo-
roso del Landolfi verso la letteratura, lo si deduce
dalla sua corposa attività di traduttore esercitata
nei confronti di scrittori stranieri. Francesi, tede-
schi, ma principalmente russi, essendo lui laureato
in Lingua e Letteratura Russa. In conclusione il
Landolfi viene considerato un “Ottocentista eccen-
trico in ritardo” in base alle influenze letterarie e il
“Più metafisico dei narratori del ‘900” avendo una
forte vena sperimentale non priva di influenze su
scrittori successivi.

domenico.ruscetta@vitaciociara.it                         10/09/2016 - Domenico Ruscetta
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